L’isterismo democratico (cosa diversa dalla democrazia) che imperversa in alcune fra le più importanti Istituzioni pubbliche italiane, ci ha riservato, nell’arco di 24 ore, due degli spettacoli più pietosi e mortificanti a cui i cittadini abbiano potuto assistere. Giovedì 7 aprile u.s. organizzata dal senatore Crimi del Movimento 5 stelle e con la partecipazione trasversale di esponenti di vari partiti politici, in una sala del Senato della Repubblica si è svolta una (vergognosa) conferenza tra i rappresentanti di venticinque gruppi ultras italiani e i citati esponenti del Parlamento.
A quanto pare, il busillis del tutt’altro che autorevole simposio, si è incentrato sulle lamentele degli ultras riguardo le misure restrittive che sono state adottate nei loro riguardi negli ultimi anni al fine di arginare le loro violenze e i loro atti di teppismo (sic!). Fra i vari facinorosi presenti nella sala dei Padri della Patria, sembra che un ruolo di primo piano sia stato assunto dal famigerato “Bocia”, pittoresco appellativo con cui, come per ogni mitologico personaggio che si rispetti, è conosciuto Claudio Galimberti, leader della tifoseria dell’Atalanta, già condannato per lesioni personali, sottoposto a ben nove Daspo e in atto soggetto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di P.S., dopo aver minacciato di morte un funzionario della Digos.
Il giorno prima, nella puntata di “” andata in onda nella tarda serata del 6 aprile, un serafico Bruno Vespa ha intervistato un ancor più placido ed etereo Giuseppe Salvatore Riina, figlio del più noto Salvatore, in arte Totò, Riina. In contesto dell’intervista, quasi che se ne avvertisse l’esigenza, è stato riproposto il classico clichet del mafioso di grossa levatura il quale, in adesione ad un copione che è sembrato uscire da un film di Francis Ford Coppola, ha fornito di sé un bonario ritratto di uomo che rispetta lo Stato ma non si dissocia dalla scelta del padre, a cui ha peraltro ripetutamente rivolto i suoi sentimenti di stima e gratitudine.
Il tutto, mentre da casa assistevano a tale grottesca e provocatoria pantomima (eufemismo di circostanza), centinaia di migliaia di italiani, fra cui sicuramente i parenti delle numerose vittime che la belva di Corleone ha mietuto durante gli anni in cui ha imperversato come capo della criminalità organizzata siciliana. Sembra quasi che un sottile comune denominatore leghi i destini di coloro che hanno fatto della guerra allo Stato la loro scelta di vita ed è per questo che noi dell’MP rivolgiamo la nostra solidarietà a chi, da questi due eventi, si è sentito oltraggiato e vilipeso, nella speranza che non si debba, in un prossimo futuro, assistere finanche ad una visita presso la Camera dei Deputati di una nutrita rappresentanza di terroristi. Dalla vedova Raciti alla vedova Montinaro, passando per le centinaia di familiari delle vittime del teppismo negli stadi e delle stragi mafiose, giungano loro i nostri sentimenti di partecipato sdegno e di incondizionata solidarietà a chi non ha potuto far sentire propria voce e il proprio dissenso su tali scriteriate iniziative.
Catania 10 aprile 2016
IL SEGRETARIO GENERALE PROVINCIALE
Dott. Marcello Rodano