Le elezioni politiche sono alle porte e ancora una volta, purtroppo, è necessario ribadire la lunga lista di problematiche che assillano il Comparto sicurezza e che, con il passare degli anni, si sono stratificate al punto da mettere a dura prova la resistenza psico-fisica dei singoli Operatori e, con essa, la tenuta di ciò che rappresenta la struttura portante della democrazia e della libertà.
La sicurezza è premessa fondamentale per lo sviluppo del paese e un diritto dei cittadini i quali la richiedono sempre più insistentemente e, soprattutto in determinati territori, ormai disperatamente.
Allo stesso tempo, la sicurezza di chi è chiamato a rispondere ai bisogni del paese è altrettanto basilare, e rappresenta una specifica priorità di chi fa Sindacato avendo come orizzonte il benessere
comune.
Eppure, con gli anni, il tema della sicurezza è scivolato sempre più in fondo all’agenda di una politica che continua imperterrita a rinviare, a strumentalizzare, a soprassedere, a minimizzare, a spese di donne e uomini che avendo scelto di indossare la divisa, invece, non risparmiano sacrifici e sforzi abnormi, accettando senza esitare anche di subire sulla propria pelle conseguenze ingiuste, pur di tenere fede al proprio giuramento.
Una verità resa ancor più evidente dal presentarsi e dall’incancrenirsi di problemi che, al di là di eventi letteralmente unici nella storia, come è stato per la pandemia, sono spesso fenomeni non più
definibili come emergenziali.
Tematiche come ad esempio la gestione dei fenomeni migratori e molte altre, che hanno una natura prettamente politica, ma che continuano a rappresentare solo un problema di ordine pubblico a cui gli operatori in divisa danno una risposta concreta pagandone spesso un prezzo altissimo.
La risposta della politica è stata quasi sempre e quasi totalmente insufficiente, inadeguata, deludente, e ancora una volta il Governo che andrà a formarsi a breve rischia di trovarsi con un’eredità disastrosa rispetto alla quale è necessario attuare interventi immediati, che pur se fossero attuati oggi stesso sarebbero tardivi.
Le questioni da affrontare sono tante, ma tutte ben conosciute da chi, pur rivestendo ruoli decisionali, non vi ha posto rimedio.
Perché il Paese possa raggiungere livelli di sicurezza adeguati a favorirne lo sviluppo anche economico è necessario innanzitutto cancellare gli effetti nefasti di due interventi che da sempre denunciamo come fallimentari: la riforma Madia e il riordino delle carriere del 2017.
Ma di pari passo con le problematiche organizzative e ordinamentali si deve procedere ad affrontare quelle che attengono al livello minimo di serenità che va garantita a ogni Servitore dello Stato assicurandogli idonee tutele professionali e adeguata dignità, in servizio e in quiescenza.
Problematiche organizzative: adeguare organici e dotazioni
Come noto la legge Madia si limitò a fotografare degli organici esistenti al momento per renderli strutturali, basandosi su presupposti errati: non è vero che in Italia ci sono più poliziotti per abitante che altrove e, inoltre, quella per la sicurezza non è spesa corrente ma investimento.
Entro il 2030 andranno in pensione, solo per raggiunti limiti di età, circa 45.000 poliziotti su un organico attuale di circa 96.000 unità: tutti i governi hanno tentato di metterci delle pezze con interventi successivi a macchia di leopardo, ma questo non può certamente essere sufficiente.
Serve l’adozione di un piano straordinario di assunzioni e procedere ad un intervento complessivo per le Forze di polizia più anziane di tutta l’Unione europea, così come si è recentemente proceduto ad un intervento complessivo per rideterminare gli organici delle Forze armate.
Per accelerare l’adeguamento dell’organico dei vari ruoli della Polizia di Stato non sarà sufficiente stanziare risorse, ma andranno attuate tutte le possibili semplificazioni delle procedure concorsuali esterne ed interne prevedendo altresì, transitoriamente, lo scorrimento di tutte le graduatorie.
A ciò si aggiunge l’urgente necessità di aggiornare ed adeguare le dotazioni indispensabili sia per i servizi di controllo del territorio ed il contrasto alla sempre più diffusa ed aggressiva criminalità “da strada”, sia per la lotta alla criminalità organizzata e al “cyber crime”.
La distribuzione delle armi non letali, come le pistole ad impulsi elettrici (taser), i mezzi di coazione a distanza con puntamento laser (bolawrap) e gli spray urticanti, insieme a quella delle body-cam va accelerata e resa capillare per garantire i massimi livelli di efficienza ed efficacia.
Come avviene ad esempio negli Stati Uniti vanno studiati e realizzati automezzi per i servizi di polizia che non siano semplici adattamenti superficiali, ma modelli appositi – sia pure derivati dalla produzione di serie – con abitacoli e misure di sicurezza attiva e passiva adeguati.
Problematiche ordinamentali: nuovi correttivi al riordino del 2017
Per accorgersi di come il riordino del 2017 ha portato nella Polizia di Stato più problemi di quanti ne abbia risolti basta guardare le pagine web di tutti i sindacati, ma c’è una differenza: ciò che oggi tutti lamentano, noi lo avevamo già evidenziato durante la fase di studio del testo, abbandonando il tavolo.
Si lamentano anche quelle sigle che, all’epoca, ci tennero ad assumersi la paternità di quel testo sciagurato, parlando esplicitamente di “svolta epocale”: bisogna quindi risolvere immediatamente le
problematiche relative ai tempi e alle modalità della progressione interna alla Polizia di Stato.
Nei decenni scorsi c’è stato un lunghissimo blocco dei concorsi interni che ha generato specifiche problematiche, che di fatto investono solo l’Amministrazione della pubblica sicurezza e che, lungi
dall’essere state risolte dal riordino del 2017, sono giunte ad ulteriori e pesantissime conseguenze.
L’incremento della dotazione organica del ruolo sovrintendenti deve essere maggiore e strutturale per dare adeguate opportunità agli anziani esperti e ai giovani desiderosi di migliorarsi, eliminandogli arretrati previa correzione d’ufficio delle decorrenze di tutti i promossi per meriti straordinari.
È inaccettabile che la metà dell’organico degli ispettori risulti perennemente scoperta, che essi non abbiano sbocco direttivo mentre anche chi lo ha avuto è stato mortificato: chi accede ad un ruolo
superiore dalla qualifica apicale del ruolo sottostante non può essere penalizzato economicamente!
Le prove dei concorsi interni per ispettore necessitano di una riduzione e semplificazione strutturale e, come per quelli da sovrintendente, bisogna transitoriamente prevedere lo scorrimento di tutte le graduatorie per raggiungere il completamento dell’organico previsto per ognuno dei due ruoli.
Solo l’effetto combinato di nuovi correttivi e di un reale adeguamento delle dotazioni organiche di ognuno dei ruoli in cui è articolata la Polizia di Stato – dalla base ai vertici, ordinari e tecnico-professionali – potranno sbloccare meccanismi inceppati che generano gravissimo malcontento.
Tutele professionali e della qualità della vita
Siamo ancora in attesa delle promesse coperture assicurative rispetto agli infortuni professionali, mentre sulla tutela legale rimangono ampie zone d’ombra per cui, di fatto, gli appartenenti alla Polizia di Stato continuano a non avere una copertura assicurativa sanitaria e un’adeguata tutela legale.
Vanno stanziati fondi finalmente adeguati e, tramite apposita delega, il nuovo Governo dovrà varare un decreto legislativo che contenga protocolli operativi adatti a salvaguardare sotto il profilo penale gli operatori di polizia che li applicano, e specifiche aggravanti per tutti i reati commessi contro di loro.
Sono sotto gli occhi di tutti i troppi casi di Servitori dello Stato sottoposti a lunghissimi procedimenti giudiziari che alla fine portano ad assoluzioni con formula piena: nel frattempo i colleghi hanno dovuto affrontare spese ingentissime e una condizione psicologica terribile che non può più essere tollerata.
Sono sotto gli occhi di tutti i troppi casi di Servitori dello Stato sottoposti a lunghissimi procedimenti giudiziari che alla fine portano ad assoluzioni con formula piena: nel frattempo i colleghi hanno dovuto affrontare spese ingentissime e una condizione psicologica terribile che non può più essere tollerata.
Il disagio complessivo è profondo e diffuso, ormai palpabile, e sono numerosi purtroppo gli episodi che lo documentano, per cui serve anche una reale tutela anche psicologica delle divise che sia però svincolata dalle gerarchie e consenta agli interessati di chiedere aiuto senza timore di ritorsioni.
Nel frattempo le Forze di polizia che per qualità ed impegno sono internazionalmente riconosciute come eccellenze assolute, sono anche tra le meno pagate dell’Unione europea: è ormai tempo che
vengano effettuati studi ufficiali che accertino e sanino una volta per tutte questa grave anomalia.
Stipendi e indennità accessorie delle nostre divise sono rimasti troppo indietro rispetto a quelli dei colleghi dell’UE ed occorrono stanziamenti idonei affinché i rinnovi contrattuali siano adeguati alle necessità, arrivino in tempo – non alla scadenza del periodo successivo – e siano pagati subito.
Ma la serenità in servizio passa anche per le aspettative sulla quiescenza: va realizzata subito una previdenza dedicata che vada a restituire integralmente, agendo sui coefficienti pensionistici, quanto perdono i Servitori dello Stato a causa della mancata istituzione della previdenza complementare.
Conclusioni
Affinché tutto ciò che abbiamo chiesto non appaia una sorta di libro dei sogni, servirebbe che subito qualcuno si svegliasse e imponesse il pagamento alle divise di spettanze contrattuali arretrate anche del 2019 di cui nessuno sa dirci nulla: come è possibile tollerare un simile atteggiamento?
Un’ultima amara riflessione va poi fatta sul proliferare di scappatoie di ogni genere che rendono di fatto del tutto aleatoria sia l’effettiva sanzione del reo alla fine del processo, sia l’applicazione di
misure cautelari adeguate nei casi in cui la reiterazione delle condotte criminose sia più che probabile.
Quanto può essere grande la demotivazione del Servitore dello Stato che arresta in flagranza l’autore di un reato senza occupazione e senza fissa dimora, dopo una giornata di lavoro passa anche la notte a sorvegliarlo per condurlo al processo dove lo vede tornare libero con un semplice obbligo di firma?
La sensazione di impunità che pervade ormai ovunque la società contribuisce al proliferare della criminalità diffusa e di fenomeni preoccupanti come le baby gang, ma anche alla mancanza di rispetto che viene manifestata nei confronti di chi indossa una divisa.
Il nuovo Governo dovrà farsi carico di far comprendere a tutti, a cominciare dalle nuove generazioni, che chi attacca e dileggia un Servitore dello Stato attacca e dileggia non solo tutte le sue Istituzioni, ma anche tutti i cittadini onesti che in esse si riconoscono.
Solo in Italia l’Autorità di pubblica sicurezza che vieta a un rapper di esibirsi in una provincia dove “lavorando” crea deliberatamente gravi problemi di ordine pubblico può essere smentita da un’altra Autorità del medesimo Stato che tutela il “diritto a lavorare” di chi istiga a delinquere.
Servono subito leggi chiare, precise ed inderogabili che tutelino efficacemente il diritto alla civile e ordinata convivenza della stragrande maggioranza dei cittadini dalla sfacciata prepotenza dei pochi che, godendo dell’impunità generata da un sistema sbagliato, rischiano di portare la società alla deriva.
Si ritiene necessario che la politica rimetta la sicurezza al centro della sua agenda, e con essa anche l’operatore che la garantisce, perché dove non ci sono adeguati livelli di sicurezza viene compromesso il benessere della comunità, viene rallentato lo sviluppo economico e i cittadini, sentendosi in pericolo, sono di fatto meno liberi.