19 luglio 2024 sono trascorsi 32 anni quando Paolo Borsellino, magistrato di spicco Italiano, fu trucidato dalla mafia, insieme alla sua scorta, era il 19 luglio del 1992, oggi l’integerrimo magistrato avrebbe compiuto 84 anni.
Una morte annunciata, si diceva, e così fu, infatti passarono all’incirca 57 giorni dalla morte del suo amico e collega Giovanni falcone, anche Lui ucciso dal tritolo della Mafia.
E’ bene ricordare che insieme al Dottore Borsellino, persero la vita i nostri colleghi impegnati a vigilare sulla sua vita, i cinque agenti di scorta erano : Agostino Catalano, Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e anche prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Noi oggi abbiamo l’onore estremo di avere tra le nostre fila il figlio del Magistrato, il Dr. Manfredi Borsellino, funzionario della Polizia di Stato.
Nasce nel 1971, quindi oggi ha 53 anni, ed è il secondogenito del giudice Paolo Borsellino e della moglie Agnese Piraino Leto, che si sposarono nel 1968, ha una sorella maggiore, Lucia Borsellino, e una sorella minore, Fiammetta Borsellino.
Quando il padre Paolo muore nella strage di via D’Amelio, aveva 21 anni,e stava studiando presso la Facoltà di Giurisprudenza.
Citiamo il figlio del Dr. Borsellino, nell’anniversario della strage del Dr. Paolo borsellino, poiché chi ha sofferto pienamente quel lutto, non può che essere la famiglia a cui è stato sottratto nel peggiore dei modi, un padre, un marito un figlio, e poi perché nell’ambito di un intervento pubblico ha rilasciato una dichiarazione che ci ha profondamente colpito e che ha il sapore di una amare ed inconfutabile verità e che per tale ragioni trascriviamo fedelmente qui di seguito, nella speranza di non tralasciare nulla :
In merito alla morte del padre Paolo, Manfredi Borsellino rivela: “Credo che si potesse evitare. “Si sapeva che la prossima vittima designata, dopo l’attentato a Giovanni Falcone, era mio padre. Quindi lo Stato era nelle condizioni di salvare mio padre, costringendolo o inducendolo ad allontanarsi da Palermo con la famiglia in quei giorni drammatici successivi la strage di Capaci. Invece non arrivò nessun segnale da parte del Governo di allora”.
“È mia personale convinzione che se mio padre fosse stato costretto, anche contro la sua volontà, ad allontanarsi da Palermo per raggiungere una località segreta, determinati scenari sarebbero mutati velocemente e mio padre probabilmente non sarebbe stato assassinato. Però purtroppo con i se non si può cambiare il corso della storia”.
E nell’accompagnare con ampia condivisione le perplessità esternate dal Dr. Manfredi Borsellino,nel ricordare quella strage di mafia, oltre a sottolineare la ferocia di quegli assassini, desideriamo esternare un nostro affettuoso ed ossequioso pensiero alle famiglie di tutti coloro che quel triste giorno furono trucidati per difendere le leggi di questo Stato, nella convinzione che occorre essere sempre determinati nella lotta alla criminalità organizzata e comune affinché fatti così orrendi come questi, non abbiano più a ripetersi.
LA SEGRETERIA NAZIONALE